Contro piedi gonfi e vene stanche c’è un rimedio: il grano saraceno. Il color rosso dello stelo ricorda, non a caso, la circolazione sanguigna. Questa pianta officinale protegge i vasi sanguigni e allevia lo sforzo cui è sottoposto il cuore.
Il gonfiore ai piedi di sera nelle calde giornate estive o dopo essere stati a lungo in piedi, il gonfiore alle dita delle mani e l’affioramento in superficie visibile delle vene nella parte inferiore delle gambe indicano un carico eccessivo e un’acidificazione del sistema cardiovascolare. I medici parlano in questo caso di insufficienza venosa: le pareti dei vasi venosi sono danneggiati e le valvole venose non si chiudono più completamente, motivo per cui il sangue nelle vene si accumula e ristagna. A causa della pressione eccessiva l’acqua presente nel sangue penetra nel tessuto circostante provocando il gonfiore. Al tatto, tale ristagno è tutt’altro che piacevole e mette il cuore a dura prova.
Il grano saraceno è un efficace rimedio contro i disturbi al microcircolo. Già nel XVI secolo, l’erudito Paracelso comprese il legame tra il colore rosso dello stelo di questa pianta e la circolazione sanguigna. Anche gli antichi erboristi sapevano che un bilancio idrico non equilibrato rallentava nel corpo la circolazione sanguigna. Per stimolarla, somministravano piante ricche di potassio come il grano saraceno, prescrivendo anche cure idropiniche. Oggi, i naturopati consigliano il grano saraceno per contrastare la fragilità delle vene e una cattiva circolazione. Le sostanze in esso contenute richiudono le pareti dei vasi sanguigni danneggiate, impedendo che l’acqua penetri nei vasi e si depositi nel tessuto circostante. Inoltre, rende più elastiche le pareti dei capillari. Tuttavia, allo stato crudo la pianta è velenosa. Può essere quindi usata solo se essiccata.
Il grano saraceno è prezioso anche come alimento perché ricco di vitamine B, potassio e fosfati. Inoltre è alcalino, non contiene glutine ed è pertanto ideale per chi è celiaco. Il grano saraceno è un cosiddetto pseudocereale: a livello botanico appartiene alla famiglia delle poligonacee e non alle graminacee come, invece, il grano. Può essere consumato nelle forme più disparate. Come infuso: combinato a una cura alcalinizzante (70 percento di alimenti alcalini e 30 percento di alimenti acidi al giorno) e a un’abbondante assunzione di acqua, la circolazione sanguigna migliora sensibilmente in sole sei settimane.
Se usato come alimento, deacidifica il corpo alleviando più rapidamente infiammazioni e dolori. Può anche essere utilizzato nelle crêpe, nella pasta e nel muesli, dato che i semi sono altamente digeribili ed estremamente gustosi grazie alla loro nota di noce. Il grano saraceno allevia i sintomi delle malattie vascolari come l’ipertensione o l’arteriosclerosi, nonché dei reumatismi, dell’artrite o dei danni ai nervi causati dal diabete.
Il nome scientifico «Fagopyrum» deriva dal latino fagus (faggio) per via della forma triangolare dei suoi semi (acheni), che ricordano le «faggiole», ossia i frutti del faggio, e dal greco «pirs» (frumento), per la possibilità di ottenere farine dai semi e in virtù delle sue proprietà nutrizionali. I popoli nomadi della Mongolia portarono il grano saraceno in Europa circa 600 anni fa. Nel Medioevo era un alimento molto diffuso perché facile da far crescere. Oggi, il grano saraceno è tornato di moda. Due anni fa, infatti, il Politecnico federale di Zurigo insieme al Fondo Coop per lo sviluppo sostenibile ha avviato un progetto per promuovere la coltivazione di questa pianta quasi estinta nel nostro Paese.
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