Il tarassaco (dente di leone) con i suoi fiori gialli si trova dappertutto. Tutti lo conoscono e i numerosi nomi popolari ne sono la prova. Nella fitoterapia la pianta è considerata disintossicante in quanto favorisce la digestione e la minzione.
Sicuramente nessuna pianta officinale ha mai ispirato tanto il bambino o l’artista che è in noi: i bambini ne fanno allegre collane, ne tramutano i fiori gialli in miele o soffiano il caratteristico frutto a pappo, motivo per il quale è chiamato anche soffione. Nell’arte il tarassaco compare, ad esempio, nel quadro «Tristano e Isotta» di Salvador Dalì, nel quale Isotta ha un fiore di tarassaco nei capelli.
Nel «Gran pezzo di prato» di Albrecht Dürer simboleggia la bellezza nella semplicità dell’essere e per Goethe la tendenza alla spirale del suo stelo era la chiave per vedere più a fondo nei misteri della natura. Il tarassaco è ispiratore anche per il corpo in quanto lo purifica a fondo e questo genera una leggerezza che conferisce nuovamente spazio e tempo alla creatività.
Il tarassaco rimuove dal corpo i residui che si formano nell’organismo in seguito all’ingestione di cibi di difficile digestione. Con la sollecitazione della produzione di acido biliare si migliora la digestione dei grassi e si riduce nel contempo la formazione di calcoli biliari. Inoltre potenzia il movimento gastrointestinale, sciogliendo i crampi, riducendo la sensazione di sazietà e i gonfiori, di modo che le sostanze nutritive vengano assorbite meglio consentendo una defecazione regolare.
La funzione digestiva così migliorata impedisce l’accumulo di scorie in tutto l’organismo, così che, con l’assunzione a lungo termine, si possono lenire addirittura i disturbi reumatici. Inoltre asporta gli accumuli di acqua dai tessuti, li disintossica e stimola la minzione, purificando tutto il corpo dalle scorie.
Il tarassaco (Taraxacum officinale) cresce praticamente dappertutto, preferisce comunque i terreni ricchi di humus e ben concimati. Si riconosce dalla caratteristica forma delle foglie e dai fiori di colore giallo acceso. Nessuna foglia è uguale a un’altra, tipica è però la forma lanceolata e lobata con margini dentati. A livello del suolo le foglie costituiscono una grande rosetta dalla quale si erge uno stelo cavo che, se viene spezzato, lascia fuoriuscire un liquido lattiginoso amaro. In alto sullo stelo, che non ha foglie, troneggia il fiore giallo, costituito da innumerevoli petali fini. Alla sfioritura essi formano i noti «piccoli paracadute» bianchi che il vento sparge in ogni dove.
Preparazione di tisana
Mettere sul fornello 1 cucchiaio (3 – 4 grammi) di foglie e radici di tarassaco con 250 ml di acqua fredda, far bollire brevemente, lasciar riposare 10 minuti, quindi passare al colino e bere quando è ancora tiepido. Se bevuto prima di un pasto stimola l’appetito, durante il pasto o subito dopo previene il gonfiore, il senso di pesantezza e la costipazione. A causa dell’effetto di stimolazione della minzione, la tisana non dovrebbe essere bevuta dopo le ore 20.
Caffè di radici di tarassaco
La radici si raccolgono in primavera prima che si formi lo stelo. Lavarle con acqua e tagliarle in piccoli pezzi. Spargerle su un panno e lasciarle seccare a temperatura ambiente. Arrostire in padella e in modo regolare i pezzetti di radice essiccati. Quando si saranno raffreddati, metterli in un recipiente a tenuta d’aria. Prima dell’uso macinare i pezzetti di radice come i chicchi di caffè.
Preparazione: far bollire 1 cucchiaino da tè di polvere con 250 ml d’acqua, non lasciare in infusione troppo a lungo (5-10 minuti) altrimenti diventa troppo amaro.
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