La vitamina D, detta anche vitamina od ormone del sole, è fondamentale per la salute delle ossa e lo sviluppo muscolare e regola gli ormoni della felicità. Tuttavia, non vi è unanimità nel determinare da che punto in poi vi sia una carenza e in che casi siano utili dei preparati.
L’organismo stesso produce vitamina D. Ecco perché non si parla in realtà di una vitamina, bensì di un ormone. Le forme più importanti sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo).
La vitamina D favorisce l’assorbimento di calcio e fosforo nell’intestino. Essa regola quindi l’assunzione di minerali e il livello di calcio nel sangue. Inoltre, aiuta lo sviluppo muscolare e la formazione di ossa e denti e rinforza il sistema immunitario. E, non da ultimo, contribuisce al nostro benessere psichico. Regola i neurotrasmettitori serotonina, dopamina e noradrenalina. Questi ormoni della felicità influenzano il nostro umore.
Dall’80 al 90% della vitamina D nell’organismo viene sintetizzato con l’aiuto della luce solare attraverso la pelle. I raggi UVB innescano la formazione di vitamina D3. Questa attraverso il sangue raggiunge il fegato e i reni, dove viene sintetizzata la vitamina D (calcitriolo). Da 20 a 30 minuti di esposizione quotidiana al sole fornirà una produzione adeguata di vitamina D.
I filtri solari a partire da un fattore di protezione 20 bloccano i raggi UVB impedendo così la formazione di vitamina D. Anche in inverno la produzione propria da parte dell’organismo cala, poiché il sole splende solo per poche ore e i raggi UV non sono più così intensi.
Per quanto riguarda l’assunzione di vitamina D, l’alimentazione svolge soltanto un ruolo secondario: dal 10 al 20% della vitamina D viene assunta dall’organismo attraverso l’alimentazione. I fornitori di vitamina D sono soprattutto gli alimenti di origine animale. Anche alcuni prodotti di origine vegetale possiedono un alto contenuto di vitamina D.
Alimenti ricchi di vitamina D:
Il fabbisogno giornaliero si differenzia a seconda del gruppo d’età:
Ad esempio, 15 microgrammi di vitamina D sono contenuti in 180 grammi di salmone selvaggio, 515 grammi di uova di gallina crude, che corrispondono a circa nove uova medie, oppure 485 grammi di funghi porcini freschi.
Secondo l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), vi è una carenza di vitamina D se il livello di 25-idrossivitamina D nel sangue è inferiore a 50 nanomoli per litro di siero. Si parla di carenza grave se il valore è inferiore a 25 nmol/L.
Gli esperti non sono però unanimi nel determinare da che punto in poi vi sia una carenza di vitamina D. Di conseguenza, tali valori devono essere interpretati con cautela. Alcuni specialisti ritengono addirittura che la frequenza delle carenze venga sistematicamente sovrastimata. Infatti, il valore di riferimento di 50 nmol/L rappresenterebbe una media annuale. In estate, il corpo è in grado di immagazzinare una certa quantità di vitamina D sufficiente per affrontare poi l’inverno.
Non vi sono evidenze che confermino che la determinazione di routine del livello di vitamina D in ampie fasce della popolazione sia effettivamente utile. Per questo motivo, l’UFSP non consiglia di fare prevenzione con test su larga scala e ritiene inoltre che, nella maggior parte dei casi, nemmeno nel quadro dell’assunzione di integratori sia necessaria una determinazione preventiva dei livelli di vitamina D, a condizione che non si superi la dose raccomandata di 600 UI per gli adulti e di 800 UI per le persone dai 60 anni in su. Tale raccomandazione è supportata dalla letteratura medica ufficialmente riconosciuta. Un test è considerato utile solo per i gruppi a rischio, i quali comprendono, tra gli altri, le donne in gravidanza, i neonati, le persone più anziane che soffrono di osteoporosi o fratture e i pazienti con malattie renali ed epatiche croniche.
I preparati di vitamina D sono disponibili in diversi formati come pastiglie, capsule, gocce e alimenti arricchiti.
Anche se non appartenete a un gruppo di rischio o non vi è stata diagnosticata una carenza di vitamina D, se avete il sospetto che soffriate di una tale mancanza potete assumerli tranquillamente. Fate però attenzione a non superare la dose giornaliera consigliata di 600 UI o 15 µg per gli adulti e di 800 UI o 20 µg per le persone dai 60 anni in su. Tuttavia, quanto sia effettivamente utile in questi casi l’assunzione di preparati di vitamina D resta una questione controversa. Numerosi studi medici hanno dimostrato che l’assunzione di tali preparati non ha alcuna influenza sul rischio di soffrire di malattie cardiovascolari, tumori, fratture o depressione.
Finora, nessuno studio è stato in grado di dimostrare un vero nesso causale tra livelli di vitamina D e gravità del decorso del Covid-19.
In caso di diagnosi di grave carenza di vitamina D, l’assunzione e il dosaggio di preparati vanno concordati con il medico.
Solo un’assunzione eccessiva di integratori può far aumentare troppo il livello di vitamina D. La conseguenza è una concentrazione troppo elevata di calcio nel sangue, la quale si manifesta attraverso una sensazione di debolezza generale, mal di testa o disturbi del ritmo cardiaco. In casi gravi, un sovradosaggio può causare calcoli e insufficienza renale. Pertanto, si deve evitare l’assunzione contemporanea di più preparati di vitamina D.
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