Il cuore delle donne batte diversamente. Ed è per questo che, nonostante i sintomi accusati per anni, la zurighese Letizia Rampinelli non avrebbe mai pensato a un infarto cardiaco.
«Avevo ventiquattro anni quando avvertii per la prima volta i sintomi. Ero molto giovane, appena divorziata e allevavo da sola i miei due maschietti di tre e sei anni. Accusavo un dolore lancinante e intermittente al petto, che si irradiava verso la mascella e la testa. Il dolore non faceva a tempo ad arrivare che era già sparito. Pensai che i sintomi fossero dovuti al periodo difficile che stavo attraversando e quindi non me ne curai molto. Non ritenevo neanche che fosse il caso di rivolgermi a un medico. Negli anni il dolore si riaffacciava di tanto in tanto, durando a volte anche dieci minuti. Andava a fasi. Lo avvertivo soprattutto quando ero molto provata, ad esempio quando morì una persona a me cara. Fu allora che capii che il dolore dipendeva dal mio stato psichico, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto.
Ho sempre lavorato. Dopo aver conseguito il diploma alla scuola alberghiera, lavorai successivamente nel settore della moda e, più avanti, in quello della cosmesi. Dopodiché lavorai per diciassette anni, di cui dieci da responsabile d’area, per una grande catena di profumerie. Il mio lavoro era diversificato e impegnativo, avevo sotto la mia responsabilità fino a centoventi donne. Ero spesso in giro. Mi piaceva molto il mio lavoro anche se molte volte era faticoso.
Mi sono sempre occupata da sola dei miei figli. Le cose funzionavano solo perché pianificavo e organizzavo tutto in anticipo e nel minimo dei dettagli. Ogni sera spiegavo ai miei figli il programma dell’indomani. Impararono subito a essere autonomi. I tempi erano ben programmati dalla mattina presto alla sera tardi, ma non mi sono mai sentita stressata. Tempo da dedicare allo sport non ne avevo, ma non ne sentivo neanche il bisogno. Mi sentivo in forma. Se avevo del tempo libero, lo trascorrevo con i miei figli o con gli amici.
Nel 2003 la situazione al lavoro cambiò. Avevo sotto di me ancora più personale. Poi il mio reparto fu riorganizzato. Questi cambiamenti comportarono alcuni problemi e per la prima volta mi sentii stressata. I dolori riapparvero ed erano più frequenti. Nel 2008 mi dimisi dalla funzione direttiva e lasciai l’azienda. Fu allora che assunsi la gestione del negozio di mio figlio. La giornata di lavoro era molto diversa qui. In negozio ero quasi sempre da sola e mi occupavo dei clienti. Da gerente avevo anche qui le mie responsabilità, ma non nella misura in cui le avevo prima.
Un pomeriggio, nel novembre del 2012, stando in negozio, ho cominciato improvvisamente a sudare tantissimo, prima caldo e poi freddo. Mi sentivo male e faticavo a respirare. Ricomparve il dolore lancinante, stavolta intenso e inquietante. Speravo che non durasse a lungo. Dopo la chiusura del negozio andai a casa. Mio marito – nel frattempo mi ero di nuovo sposata – mi aspettava per cenare. Dopo aver mangiato ed essermi un po’ riposata mi sentii meglio.
Ricordo molto bene il giorno dopo. Improvvisamente il dolore era ricomparso. Era talmente insopportabile che credevo di morire. Mio marito era con me e chiamò l’ambulanza, in cui mi diedero della morfina. Sospettavano che avessi il fuoco di Sant’Antonio. L’analgesico non aveva fatto effetto. L’esame del sangue fatto poi all’ospedale rivelò che si trattava di un infarto miocardico. Entrai in panico, avevo paura. I medici reagirono rapidamente: intervento d’urgenza, uno stent. Ero stata fortunata: abitare vicino all’ospedale mi aveva salvato probabilmente la vita. Dopo appena una settimana, mi dimisero. Il lavoro fu per me la migliore medicina. Me lo confermarono anche i miei medici. Ed è per questo che ricominciai subito a lavorare. La riabilitazione ambulatoriale mi aiutò a riacquistare fiducia, mi sentivo in buone mani.
Tre volte alla settimana faccio esercizi per allenare i muscoli e la resistenza. Ho cambiato regime alimentare. In tre mesi ho perso dieci chilogrammi. I miei valori sono stabili, senza medicamenti. Solo il tasso di colesterolo è ancora troppo alto. Oggi vivo con più consapevolezza e più intensamente ogni momento della mia vita. Da febbraio non lavoro più. Ora trascorro più tempo con i miei quattro nipoti e parto per i viaggi con mio marito.
Mi sento molto bene. Oggi, se dovessi avvertire dei dolori, reagirei diversamente rispetto al passato. I ricordi di quel giorno quando ebbi l’infarto sono sempre presenti. La mia famiglia, i miei amici e persino il mio medico di famiglia rimasero allora scioccati. Nessuno avrebbe mai pensato, sulla base dei miei sintomi che avevo da anni, a un infarto miocardico. Nemmeno io, nonostante mia madre fosse morta d’infarto a 62 anni.»
Il cuore delle donne è più piccolo
Il cuore delle donne e degli uomini pesa tra i 280 e i 320 grammi. Il cuore delle donne è di poco più leggero di quello degli uomini. Il cuore è grande all’incirca come il proprio pugno. Anche il diametro dei vasi coronari è inferiore nelle donne. I vasi delle donne possono quindi occludersi più facilmente e mostrano, inoltre, una più elevata tendenza a manifestare crampi (spasmi) rispetto all’altro sesso.
Proteggete il vostro cuore
Le donne dovrebbero escludere il più possibile i fattori di rischio modificabili. Le fumatrici pagano più cara la loro dipendenza dal tabacco rispetto ai fumatori. Il consumo di tabacco altera, inoltre, l’equilibrio ormonale femminile, danneggiando le ovaie e le tube di Falloppio. Chi assume anche la pillola anticoncezionale corre un rischio maggiore di morire di trombosi. Nelle donne che soffrono d’ipertensione, inoltre, il rischio di un infarto miocardico o di un ictus cerebrale è ancora più elevato. Ciò non interessa solo le donne più giovani, dato che quasi la metà di tutte le donne oltre i 45 anni soffre di ipertensione. Se l’ipertensione non viene curata per troppo tempo, il cuore e i reni subiscono danni.
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