Semi di chia, bacche di Goji e affini sono ormai immancabili in molti menu. Vi spieghiamo cosa sono i superfood, a cosa servono e perché sia meglio preferire quegli svizzeri alla loro variante esotica.
Chi sta attento alla propria salute adora i superfood. Sebbene il concetto in sé sia già da molti anni sulla bocca di tutti, manca ancora una definizione chiara. I superfood sono noti per fornire al nostro corpo molti nutrienti preziosi e contrastare stanchezza, affaticamento o malattie quali il cancro o disturbi cardiovascolari. Vi si attribuiscono anche miracolosi effetti anti-aging. Ma gran parte di queste promesse non sono scientificamente fondate. Certo, molti di questi alimenti hanno proprietà positive e per questo si meritano pienamente il titolo di «super». Ma il termine «superfood» è, soprattutto e prima di tutto, un fortunatissimo concetto di marketing.
Si definisce superfood la frutta, la verdura, la frutta a guscio e le erbe che contengono concentrazioni sopra la media di vitamine, minerali e fibre, amminoacidi e principi attivi vegetali secondari. Sebbene lo stesso si possa dire di molte varietà autoctone, queste ultime non le consideriamo dei superfood. La pubblicità si concentra sulle colture esotiche.
Quando crescono di preciso le more? E a gennaio si trovano gli spinaci? Fatevi un’idea in merito con la tabella stagionale dei superfood svizzeri.
I semi di chia, provenienti dal Sudamerica o dalla Cina, sono ricchi di proteine vegetali, sazianti fibre alimentari e preziosi acidi grassi omega-3. La polvere di mesquite, dal Perù, viene estratta da baccelli di legumi dolci e ci rifornisce di fibre, proteine nonché di ferro, zinco, magnesio e calcio. La polvere di matcha dal Giappone, invece, è ricca di amminoacidi, antiossidanti, vitamina A, B, E, C e K, oltre a magnesio, potassio e calcio.
L’elevato contenuto di nutrienti ci promette ciò che bramiamo: salute e ottime prestazioni. Discutibili sono, però, i lunghi tragitti che percorrono i superfood esotici e le emissioni di CO2 che ne derivano. Ancor più se esistono alternative autoctone che oltretutto spesso costano pure meno.
Dell’elevato apporto di sostanze nutritive spesso non rimane granché se, ad esempio, i prodotti sono molto lavorati o vengono raccolti troppo presto in previsione dei lunghi viaggi in container navali. Anche il massiccio utilizzo di pesticidi per i superfood d’importazione suscita continui dibattiti. Affinché la frutta e la verdura d’oltreoceano sopravvivano al trasporto, vengono a volte trattate con pesticidi non più autorizzati in Svizzera.
Non da ultimo per tutelare l’ambiente, sarebbe meglio scegliere alimenti regionali e di stagione. Ancor meglio, se provenienti da coltivazioni biologiche ed equosolidali. Tendiamo a non classificare in automatico molti prodotti ortofrutticoli, semi ed erbe locali come alimenti con i superpoteri. La pubblicità, è noto, non si dedica granché a broccoli e basilico. Eppure non sono da meno alle varianti esotiche: ad esempio, i semi di lino possono tranquillamente competere con i semi di chia in fatto di proteine, fibre e acidi grassi omega-3. Grazie all’elevato contenuto di vitamine C ed E, ferro e antiossidanti, i mirtilli elvetici si collocano sullo stesso piano delle bacche di Aronia, provenienti da molto lontano. Anche la quinoa fatica a mostrare dei vantaggi rispetto al miglio o al grano saraceno. E l’olivello spinoso ricco di vitamine può prendere senza problemi il posto della melagrana.
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